Essere cittadini attivi e consapevoli si può?!
Far parte di uno Stato democratico vuol dire incidere direttamente sul proprio territorio ed essere quindi responsabile della condizione in cui si trova. Non a caso l’articolo 3 della Costituzione italiana afferma che è compito dello Stato rimuovere gli ostacoli che limitano la partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica ed economica del proprio Paese. Essere “lavoratore” vuol dire operare nella società in modo da curare il proprio interesse, offrendo al contempo un servizio utile alla collettività. Noi del team Bread&Storm, attraverso il nostro progetto di monitoraggio civico, stiamo provando ad essere lavoratori, ma fino ad ora i nostri progressi sono stati ostacolati proprio da coloro che avrebbero dovuto garantirci il successo. Per dare valore al nostro operato abbiamo deciso di non usufruire solamente dei dati presenti sul web, ma abbiamo, sulla base degli indicatori da noi costruiti, cercato di produrre una nuova documentazione che potesse offrire nuovi spunti e informazioni inedite.
Volevamo conoscere quanti comuni, tra i 190 in Sicilia provvisti di un piano di intervento di protezione civile, avessero un’area polifunzionale di ammassamento e ricovero; in caso di risposta affermativa ci interessava sapere se avessero ospitato migranti e se il centro avesse avuto un qualche utilizzo nella gestione della pandemia in corso. Non vi era altro modo di racimolare questi dati se non quello di contattare telefonicamente un ufficio competente per ognuno dei comuni in questione e avere un brevissimo colloquio con chi di dovere.
La categoria degli impiegati comunali, specialmente nel Sud Italia, non è rinomata per una grande propensione alla puntualità, all’abnegazione, alla preparazione e al senso del dovere, sapevamo che gli uffici generalmente non garantiscono i servizi che sono tenuti ad assolvere, ma credevamo che provando a contattarne più di uno, per uno stesso comune, in orari in cui avrebbero dovuto essere aperti, saremmo riusciti con un po’ di perseveranza a realizzare il nostro scopo. Così non è stato: abbiamo lavorato in sedici ragazzi incessantemente per due settimane, mattina e pomeriggio tra centralini fantasma che possono squillare per un tempo che tende a infinito e impiegati ai quali appariva oscuro il significato della parola polifunzionale, ai quali però abbiamo, spero, illuminato la mente; tra chi, non si sa per quale ineluttabile motivo, riteneva che non sarebbe stato opportuno rivelarci dati di dominio pubblico e coloro che stranamente rispondevano, l’eccezione che conferma la regola, e prontamente ci davano le informazioni tanto agognate. In balia di impiegati che rappresentano uffici tanto evanescenti da far sì che nei momenti di esasperazione dubitassimo della loro effettiva esistenza abbiamo perso il nostro tempo. Proprio così, abbiamo davvero perso tempo; anzi, il tempo ci è stato rubato proprio da coloro che rappresentano lo Stato e dovrebbero fare in modo che i nostri sforzi diventino una risorsa per la società. L’articolo 3 della Costituzione è stato violato, i soldi che vengono investiti sul territorio appartengono ai cittadini, che hanno il dovere di conoscere ciò che succede e di essere messi nelle condizioni di diventare attivi e consapevoli.
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